«Nessun ospedale può stare in piedi se al suo interno non c’è una medicina adeguata. L’attuale riorganizzazione dei reparti che prevede l’internistica su Fano e la complessità chirurgica su Pesaro non ci soddisfa affatto». Matteo Ricci apre gli “Stati Generali della Salute” del 27 giugno cadendo dal pero, improvvisamente c’è “qualcosa che non va”, “qualcosa non ha funzionato”, e afferma, guarda un po’, che “se si vuole investire su Marche Nord e Area Vasta 1 non si possono togliere le risorse”. Improvvisamente il delfino pesarese di Matteo Renzi scopre che “abbiamo un rapporto tra posti letto e cittadini inferiore rispetto alla media regionale”, ci chiediamo cosa pensava di aver sottoscritto, precisamente nel giugno 2009, quando dichiarava con toni altisonanti in seguito all’approvazione da parte del Consiglio Regionale dell’azienda Ospedali riuniti Marche Nord che si trattava di “una vera riforma della sanità che rafforza e qualifica l’offerta del Nord delle Marche a favore dell’intero territorio di Pesaro Urbino”. Questo regalino che veniva propinato ai cittadini, senza ovviamente consultarli, ma basandosi su scelte penalizzanti per il territorio, veniva così definito da Ricci: “Un obiettivo che perseguivamo da anni e che abbiamo finalmente raggiunto grazie alla volontà e all’impegno degli amministratori locali e soprattutto della Giunta del presidente Spacca”.
Ora Ricci cambia personalità e dichiara che anche il progetto dell’ospedalone succhia denari va spostato a Pesaro, mentre nel dicembre 2011, dopo il famigerato SI della conferenza dei Sindaci alla proposta di ospedale unico (abbiamo firmato, ma non credevamo si trattasse di un unico ospedale – dirà uno scellerato amministratore) affermava: «Oggi aggiungiamo un tassello importante al percorso, con il parere, nella conferenza dei sindaci, dell’atto che andrà in giunta regionale. E che individua la scelta del terreno su cui insisterà la struttura». Poi l’annuncio: «Dopo la valutazione tecnica del gruppo di lavoro regionale, che ha esaminato le 7 proposte pervenute anche sulla base del lavoro richiesto alla Provincia, la scelta è ricaduta su Fosso Sejore.” Da ‘esperto’ aggiungeva: “ci siamo concentrati sull’accessibilità, non solo rispetto a Pesaro e Fano, ma in ottica provinciale. Il nostro studio specifico è stato sui tempi di percorrenza e sulle opere infrastrutturali necessarie”, per “non stravolgere la mobilità”.
Ora, mentre i cittadini protestano per il mancato rispetto dei Livelli essenziali di assistenza e le bibliche Liste di attesa (cui anche le recenti disposizioni di Regione Marche sembrano porre come rimedio, si fa per dire, solo la privatizzazione dei servizi), e per la scomparsa delle strutture dall’entroterra, mentre a gran voce si chiede un altro tipo di progettazione, che rafforzi le strutture di emergenza anche nell’entroterra, preveda presidi medici e chirurgici di qualità sul territorio e non solo sulla costa, riabiliti e migliori le strutture esistenti in accordo con le richieste delle città (perché nuove strutture edilizie quando la popolazione non aumenta e la degenza di fa sempre più breve?)… ci tocca di assistere alle scaramucce politiche all’interno del Pd, con Mezzolani che conferma la sua sordità:
“non ci faremo travolgere dal populismo e, soprattutto, non indietreggeremo rispetto alla riforma sanitaria che abbiamo attuato”. E… rispetto ai posti letto mancanti, torna fuori con la favola delle “Case della salute”: “c’è un percorso di riforma che alla creerà le Case della Salute dove i posti letto ci saranno”…posti letto? Ma le Case non sono, per definizione ministeriale, ipotesi di integrazione dei servizi ambulatoriali e della Rete assistenziale? E nel frattempo aggiunge che lui e Spacca faranno a tutti i costi l’Ospedale unico, a Fosso Sejore, trovando i 200 milioni di euro necessari, a tutti i costi. Dead or alive… non loro, i pazienti. Gli equilibrismi si spostano dunque ancor più su questioni di localizzazione (leggi “affari”), e anche l’attuale Sindaco di Fano, come quello precedente, troverà il modo di fare i suoi percorsi di rabdomanzia per localizzare il casermone. Non bastano degli “Stati generali” orchestrati come performance per prendere in giro i cittadini con abili cambi di opinione non suffragati dai fatti. Ricci potrebbe ad esempio associarsi alla vertenza legale tra pochi mesi in discussione al TAR e, con gli altri Sindaci, dire un NO deciso all’unico vero dispendio di energie e denaro che è alibi per lo sfacelo dei presidi e strutture locali: l’ospedale unico.
Coordinamento dei comitati, comitatinrete.it Comitato a difesa dei diritti, Fossombrone
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