Una donna dell’entroterra fanese chiama disperata il 112. Racconta di essere stata aggredita dal figlio poco più che diciottenne a seguito dell’ennesima lite. I militari intervengono e sedano gli animi.
Non è la prima volta che entrano in quella casa. Conoscono bene la situazione. La donna, di origini albanesi, 45enne, disoccupata, in grave crisi economica, separata da diversi anni, madre di tre figli, di cui due minori di 15 e sette anni, racconta di aver avuto una violenta lite con il figlio maggiorenne ormai ingestibile. La scena che si presenta ai Militari è comune a fatti del genere: casa a soqquadro, vasi rotti a terra, una porta in vetro interna frantumata..
Il figlio 15enne, d’altro canto, con gravi problemi relazionali era già seguito dai servizi sociali con un progetto volto al recupero del minore.
Riportata la calma, la donna rifiuta le cure sanitarie manifestando chiaramente l’intenzione di non voler denunciare il figlio.
Nel tardo pomeriggio qualcosa scattava nella mente della donna. Invia un SMS al figlio 18enne chiedendogli di tornare a casa per assistere il fratello di 7 anni in quanto lei si sarebbe allontanata con l’intenzione di non tornare più.
Ricevuto il messaggio il ragazzo si reca dai Carabinieri per denunciare l’accaduto. Immediatamente una pattuglia raggiunge l’abitazione per assistere il fratellino lasciato solo e contemporaneamente scatta la macchina delle ricerche.
La donna aveva staccato il telefono ed inutili apparivano i tentativi di contattarla. Avvisato l’ex marito, da tempo residente in Abruzzo, questi si metteva in movimento per raggiungere la famiglia.
Poiché la ricerca sul campo non consentiva il ritrovamento della donna e del mezzo con il quale si era data alla fuga, i Carabinieri avviavano delle attività tecniche per localizzare il cellulare.
Individuata l’area, con la collaborazione degli amici della donna si riusciva ad ipotizzare quale fosse il punto dove poteva essersi recata. Difatti la donna aveva raggiunto una località vicino alle Gole del Furlo che le ricordava momenti felici della propria vita familiare.
La donna veniva rintracciata in forte stato confusionale appena in tempo prima che potesse compiere qualche gesto inconsulto. Emergeva una situazione familiare drammatica con ridotti margini di ricomposizione.
Iniziavano febbrili consultazioni tra i Carabinieri della stazione competente, il Pubblico Ministero presso il Tribunale dei Minorenni di Ancona ed i servizi Sociali volti all’individuazione di una situazione di compromesso che contemperasse l’esigenza di continuare un percorso educativo già avviato dal Comune con il 15enne, la necessità di far vivere il bimbo di 7 anni con la mamma, l’incompatibilità con il 18enne e la mancanza di spazio nell’attuale abitazione dell’ex marito.
La vicenda si concludeva con la denuncia nei confronti della mamma per abbandono di minori, il padre che faceva ritorno in Abruzzo con il figlio maggiorenne e una provvisoria ricomposizione familiare con la coabitazione sotto lo stesso tetto di mamma e figlio 15enne assai problematico.
La vicenda ha visto le varie componenti: Carabinieri, Servizi Sociali, Tribunale dei Minorenni lavorare in perfetta sinergia per trovare la migliore situazione possibile. Rimane l’amaro in bocca per la consapevolezza di lasciare una situazione precaria fatta di disagio economico, sociale e relazionale pronta ad esplodere da un momento all’altro.
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