I dati della CNA / Quelle regolari sono quasi 4mila e rappresentano ormai quasi il 10% del totale
La maggior concentrazione nei servizi e nella produzione, solo il 3% in agricoltura
Aumentano gli immigrati presenti in provincia di Pesaro e Urbino che scelgono la strada dell’impresa e del lavoro autonomo. Non solo badanti, manovali e braccianti dunque. Col procedere dell’integrazione gli immigrati stanno trasformando il tessuto economico e cercano attraverso la titolarità di un’azienda e l’apertura di una partita Iva, una soluzione alle difficoltà del lavoro dipendente, una gratificazione personale ed una opportunità di crescita sociale ed economica. Una fotografia puntuale dell’imprenditorialità degli immigrati imprenditori è stata fatta dalla CNA, dal Centro Studi e ricerca IDOS e da Unioncamere, che hanno realizzato il “Rapporto immigrazione e imprenditoria 2014”.
Su un totale di 146.152 stranieri residenti nelle Marche, informa la CNA, i titolari d’impresa sono poco meno del 10 per cento: negli ultimi dieci anni sono quasi triplicati passando dai 5 mila del 2004 ai 14.433. Di questi 3.632 sono in provincia di Pesaro e Urbino e rappresentano l’8,7% sul totale delle imprese (il 52,5% nel settore dei servizi e solo il 3,2% in agricoltura mentre il 40,8% è nella produzione).
“Malgrado la recessione ed il fatto che nella nostra provincia lo scorso anno abbiano cessato l’attività più di 800 imprese – affermano il presidente CNA provinciale, Alberto Barilari e il segretario Moreno Bordoni – quelle straniere hanno fatto registrare un saldo positivo in ragione di un 3% in più. Si tratta di piccoli imprenditori che si sono rimboccate le maniche per ritagliarsi un presente ed un futuro dignitosi nel Paese dove, graditi o meno, hanno scelto di vivere. Aprono bar e pizzerie, piccole imprese e negozi di ogni genere. Lavorano e fanno lavorare gli altri, versano i contributi e fanno la loro parte per aiutarci a tenere in piedi il nostro sistema pensionistico. Dalle loro attività arriva il 10% del Pil regionale. E nonostante la crisi, la quota sembra destinata a crescere.”
Ma chi sono gli imprenditori immigrati marchigiani? Secondo l’indagine presentata dalla CNA, i sono relativamente giovani (due su tre hanno tra i 30 ed i 49 anni) e provengono soprattutto da Cina (1.661), Marocco (1.472), Albania (1.144), Romania (1.143) e Macedonia (559).
Gli immigrati provenienti dall’Est europeo si occupano prevalentemente di edilizia, in particolare albanesi e rumeni. Tra gli imprenditori edili numerosi anche i tunisini. Invece tra i marocchini ed i senegalesi prevale il commercio ambulante. I peruviani prediligono il trasporto e il magazzinaggio mentre i cinesi hanno aperto soprattutto laboratori di confezioni e articoli in pelle ed attività di ristorazione. L’immigrato imprenditore in genere ha un titolo di studio medio alto e nel 70 % dei casi vive in Italia da oltre dieci anni. Molti sono stati dipendenti del settore privato, dove hanno assunto quelle competenze che hanno permesso loro di fare il salto e avviare un’azienda. La presenza delle imprese a conduzione immigrata coinvolge in modo abbastanza omogeneo tutte le province e vede al primo posto la provincia di Ancona con 3.754 imprese. Seguono Pesaro e Urbino con 3.632 imprese, Macerata (3.605), Fermo (1.800) e Ascoli Piceno (1.642).
I problemi che devono affrontare gli imprenditori immigrati sono numerosi: difficoltà di accesso al credito, appesantimenti fiscali e burocratici, scarsa formazione d’impresa, esigenza di innovazione , reperimento dell’abitazione, conoscenza della lingua.
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