POLIZIA DI STATO
Questura di Pesaro e Urbino, Pesaro 25 novembre 2014 – Convegno “La Polizia a difesa delle donne”, organizzato dalla Polizia di Stato.
Nella mattinata odierna, presso il Salone Metaurense della Prefettura di Pesaro e Urbino, organizzato dalla Polizia di Stato, si è tenuto il convegno sul tema “La Polizia a difesa delle donne”. La manifestazione, che rientra fra le iniziative di sensibilizzazione in ambito nazionale, fortemente volute dal Ministero dell’Interno – Dipartimento della Pubblica Sicurezza in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, istituita con la Risoluzione ONU nr. 54/134 del 17 dicembre 1999, in ricordo dell’eccidio delle sorelle dominicane Mirabal ad opera delle squadre del terrore del dittatore Trujillo, avvenuto nel 1960, si è aperta con i saluti del Prefetto dr. Attilio Visconti e del Questore dr. Antonio Lauriola.
Si sono quindi succediti gli interventi degli esperti del settore. In particolare il Dirigente della Divisione Anticrimine della Questura dott.ssa Natalina Baiocchi ha illustrato alcuni aspetti dell’attività di prevenzione della Polizia, trattando anche dell’applicazione del provvedimento di ammonimento da parte del Questore, strumento di grande efficacia che, ad un anno dall’entrata in vigore della normativa 119/2013, è stato applicato nella nostra Provincia, soprattutto a casi di violenza domestica, in otto occasioni. Successivamente ha preso la parola la dott.ssa Lorena Mussoni, Magistrato presso il Tribunale di Pesaro, che ha affrontato la tematica relativa alle indagini in casi di persecuzione ed alle misure cautelari applicabili nei confronti dello stalker. A seguire le operatrici Dott.ssa Simona Giommi del Centro Antiviolenza, la dott.ssa Federica Panicali dell’Associazione Percorso Donna e la psicologa dott.ssa Milena Volpe, hanno affrontato l’argomento del sostegno alle vittime. Particolarmente toccante la testimonianza di Eleonora M., una 26enne vittima di atti persecutori, la quale ha parlato della propria esperienza umana e dei disagi e delle sofferenze delle donne oggetto di tali violenze.
L’attenzione dei presenti è stata catturata, inoltre, dal messaggio di Lucia Annibali, vittima di un grave caso di persecuzione, la quale ha voluto indirizzare alle Forze dell’Ordine, alla Magistratura ed ai ragazzi presenti, circa 200 studenti delle scuole medie superiori di Pesaro, un’esortazione a fare tutto il possibile per evitare il ripetersi di tali episodi, a sostenere in ogni modo le vittime e soprattutto a segnalare ogni situazione di prevaricazione e violenza nel quale dovessero rimanere coinvolti o di cui comunque dovessero venire a conoscenza.
saluto della dott.ssa Lucia Annibali
Oggi si celebra la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. E ogni volta che si celebra una giornata per questo o per quel motivo io mi chiedo: servirà davvero a qualcosa? La risposta è sì, anche se a giudicare dalle cronache quotidiane di tutto l’anno ho avuto più volte la tentazione di rispondere che “no, non serve a nulla”.
E invece credo che sia un tributo giusto, per quanto minimo, per tenere accesa la memoria delle vittime. E penso anche che sia un giorno di pensiero collettivo focalizzato sulla questione femminile, chiamiamola così. E quindi sì, serve. Ogni volta che qualcuno si ferma a pensare a una violenza subita da una donna è un piccolo, piccolissimo successo della causa della non violenza. Perché rifletterci è fondamentale, è uno strumento per arrivare alle azioni, le tante azioni possibili per provare ad aiutare la prossima vittima.
E chi sarà la prossima vittima? La mia vicina? una mia amica? una mia parente? o una sconosciuta? Ecco, mi piace immaginare un mondo in cui non ci sarà nessuna prossima vittima ma so bene che non sarà così.
Che forse adesso, proprio adesso, c’è una donna che sta morendo per mano di un uomo violento che magari lei ha amato più di se stessa. Mi rivolgo ai poliziotti e alle poliziotte di domani, alle forze dell’ordine in generale e ai ragazzi che sono qui ad ascoltare. L’amore ha bisogno soltanto di amore. Di gentilezza, di comprensione, di empatia, di complicità amorevoli. E, più di ogni altra cosa, di rispetto. Il resto è quello che io chiamo “non amore” e di non amore ci si ferisce o si muore troppo spesso nel nostro Paese. Per contare le morte alla fine di un anno e vedere i numeri retrocedere sempre più invece che crescere, c’è bisogno dell’aiuto di tutti, prima di tutto delle stesse donne.
So bene per esperienza personale che uscire dal buio in cui ti confina un “non amore” è difficilissimo. Lo può essere per mille motivi, a cominciare dalla paura, ma anche perché non si è indipendenti economicamente, perché ci sono di mezzo i figli, perché si finisce col vivere in una condizione psicologica devastante. Lo so, è una strada ripidissima e la salita sembra insuperabile. Ma credetemi, non è così. Tutto si può superare se serve a ritrovarsi, a tornare a essere se stesse, a essere libere, finalmente. Tutto si può superare se si sceglie di essere felici.
Ma per imboccare la via del ritorno alla vita, prima di tutto serve un lavoro interno, su se stesse. E poi la fiducia verso il futuro e la vita stessa.
E quando parlo di fiducia intendo anche la fiducia verso le forze dell’ordine o comunque le persone a cui si consegna una storia di non amore. Denunciare è un passaggio straziante, spesso, per chi vive una situazione di violenza. Fate in modo, voi poliziotti, voi dei centri antiviolenza, voi carabinieri, voi chiunque siate… fate in modo che una donna che viene da voi a consegnarvi la sua vita si senta al sicuro, protetta dalla vostra comprensione, prima di tutto, e poi dalla vostra professionalità e dalla vostra capacità di affrontare un problema per lei così enorme. Lo so: c’è ancora molto da fare sulla preparazione professionale e sulle strutture che possono accogliere queste donne. Ma so anche che non c’è professionalità né centro antiviolenza, né rifugio che possa servire a nulla se non si mette in campo il cuore, prima di ogni altra cosa. Il cuore di chiunque si occupi di donne maltrattate, violentate, picchiate, in fuga da una non-vita
Parlo anche alle donne che sono qui, adesso. Se sapete, se avete anche solo il sospetto, se avete più di un sospetto che una vostra amica, sorella, cugina, vicina… sia nei guai con un uomo violento non lasciatela sola. Aiutatela a capire che la denuncia può salvarla e se non la convincete in quello cercate almeno di convincerla a lasciarlo. Non abbandonatela mai. Non lasciate che sia lei la nemica di se stessa. E un’ultima cosa: non lasciatevi mai sopraffare da nessuno. Non lasciate che sia lui a imporvi come dovete vestirvi, come dovete pensare, come dovete comportarvi, come dovete essere. Siate voi stesse fino in fondo come lo sono io adesso. Siate quel che siete e se decidete di cambiare fatelo soltanto perché lo avete deciso voi. “Tu sei mia” può essere forse una frase sussurrata in un momento di intimità, non una realtà che autorizza un uomo a trattarvi davvero come se foste un suo possesso.
Mai confondere l’amore con il possesso. Perché il possesso è più parente della violenza che dell’amore.
Lucia Annibali
Iniziative come il convegno in argomento, rappresentano, indubbiamente, importanti contributi per una auspicato cambiamento culturale per quanto riguarda il modo di concepire la relazione sentimentale ed affettiva, che non deve essere vissuta come possesso e controllo dell’altro e deve, invece essere improntata al rispetto reciproco, anche quando finisce.
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