70° anniversario della liberazione del campo di Auschwitz. Celebrazioni al teatro Sperimentale, flash mob degli studenti in piazza del Popolo
Un flash mob per non dimenticare l’Olocausto. Una pietra per rafforzare un’antica tradizione che il popolo ebraico si tramanda di generazione in generazione. L’iniziativa, in programma nell’ambito delle celebrazioni del “Giorno della Memoria”, si è tenuta questa mattina in piazza del Popolo e ha visto coinvolti oltre 400 studenti.
Oggi ricorre il 70esimo anniversario della liberazione del campo di Auschwitz – Birkenau (Polonia). Dal 2000, per commemorare le vittime della Shoah, il Parlamento italiano ha istituito il “Giorno della memoria”. Anche quest’anno, il Comune di Pesaro – Presidenza del Consiglio comunale, ne ha onorato il ricordo con una serie di iniziative, iniziando dal Consiglio comunale tenutosi al teatro Sperimentale alla presenza delle autorità, studenti e docenti.
A fare gli onori di casa il presidente Luca Bartolucci, che dopo un breve saluto ha dato la parola all’assessore alla Crescita Giuliana Ceccarelli e successivamente al sindaco di Pesaro Matteo Ricci.
“Ogni anno ci ritroviamo per ricordare il Giorno della Memoria – ha esordito il primo cittadino – e ogni anno l’impegno delle nuove generazioni è fondamentale affinché eventi tremendi e orrendi come l’Olocausto non accadano più. Perché, purtroppo, non è un dato acquisito per sempre. Perché le violenze nel mondo, così come le guerre sono tante, e perché stiamo vivendo un momento molto complicato, anche rispetto alla convivenza tra i popoli, ma anche rispetto al confronto tra religioni. Credo quindi che oggi, riflettere sul Giorno della Memoria sia più che mai importante, per rivolgere uno sguardo al passato per non dimenticare, ma soprattutto per guardare in maniera positiva e costruttiva al futuro”.
Chi ha visto quei binari, chi è entrato ad Auschwitz, ha visto quei visi di persone appesi alle pareti del lager, chi ha guardato con orrore lo strazio di bambini-cavie, di intere famiglie sterminate, chi ha visto quella montagna di capelli con cui venivano confezionati tessuti, quelle protesi, quelle scarpe, quei vestiti… non dimenticherà mai l’orrore di Auschwitz.
E Matteo Ricci quell’orrore lo ha provato. Anni fa, visitando il lager polacco insieme a un gruppo di studenti e ad alcuni sopravvissuti.
“Il mio viaggio nella memoria è stata un’esperienza devastante – ricorda -. Entrare nei campi di concentramento insieme ai sopravvissuti e sentire in prima persona da chi ha vissuto sulla propria pelle quella tragedia, sentire raccontare i fatti che avvenivano nel campo di concentramento, mi ha lasciato senza parole. L’impatto con Auschwitz è stato tremendo.
“Ma se devo dire la verità – ha continuato – la cosa che mi ha sconvolto di più è il pensare che tutte quelle atrocità, qualcuno, qualche anno prima, le abbia pianificate. Pensare che la classe dirigente di allora, non solo della Germania, perché anche in Italia c’erano le leggi razziali, a tavolino abbia deciso che alcune persone erano superiori ad altre, che alcune razze erano superiori ad altre, e che di conseguenza le razze inferiori dovevano essere eliminate. E’ una cosa terribile. Questo per me è l’aspetto più sconvolgente della Shoah. Per questo è importante tenere viva la memoria e rinnovare le coscienze. In questi giorni, in questi momenti così complicati, risento parole d’ordine che mi terrorizzano. In troppi pensano che ci siano persone che non hanno gli stessi diritti degli altri”.
Cita il Papa il primo cittadino: “Quando il papa è andato a Lampedusa cosa ci ha detto? Che quelle persone che muoiono in mare, in quel Mediterraneo che è diventato una sorta di cimitero, sono nostri padri, nostre madri, nostri fratelli, nostre sorelle. Il Papa ha rivendicato un principio di uguaglianza universale che purtroppo da molto tempo abbiamo dimenticato. Allora, la crisi che stiamo vivendo, non può che rimettere al centro il tema dell’uguaglianza e al tempo stesso il rifiuto totale della violenza”.
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