PESARO – “Mi è odioso tutto quanto mi erudisce soltanto ma non mi arricchisce”. E’  da questa frase di Nietzsche che sul palco di POPSOPHIA è partito il confronto tra il giovane filosofo Cesare Catà, insegnante alle scuole superiori (che ha conquistato un’incredibile notorietà sui social per i “Compiti delle vacanze” dati ai suoi studenti) e il filosofo Umberto Curi, docente universitario, che ha appena pubblicato il libro “La porta stretta. Come diventare maggiorenni”. Riflettori di nuovo puntati sul mondo della scuola e della formazione, dopo il “naufragio educativo” della lectio inauguralis di Massimo Recalcati. “La scuola – ha detto Umberto Curi – è un’istituzione che non sembra costruita per istruire, né per trasmettere quello che può essere utile per la vita.

C’è una contraddizione lacerante tra una domanda che può trovare nelle istituzioni formative la sua risposta, e l’incapacità di soddisfare questa esigenza. In mezzo ci sono i giovani e quegli insegnanti che intraprendono con slancio la loro attività e poi si trovano paralizzati dall’impossibilità di procedere”. Questo perché la scuola, gli ha fatto eco Cesare Catà, “da un lato è ancorata ad una visione nozionistica, dall’altro ad una concezione che la vede soprattutto come occasione di socializzazione. Di fronte ad una carenza di significati e di grandi visioni ideologiche c’è un vuoto che procura due tipi di reazioni: ansia o ardimento.

Bisognerebbe che la scuola avesse il coraggio di interrogare quel vuoto, di ridefinire il senso, che nella sua accezione più alta è la direzione verso uno scopo, il fine ultimo verso cui apprendiamo”.

L’ATTIMO FUGGENTE E LA MAGGIORE ETA’

Cosa è chiamata dunque a fare la scuola? “Il senso profondo dell’educazione – ha detto ancora Cesare Catà – è trasmettere un’emozionalità condivisa, quella scintilla di rivelazione capace di dare un significato alle cose, ben evidente nel film L’Attimo Fuggente. La scuola dovrebbe insegnare ai giovani a pensare con la propria testa”. Ed è su questa autonomia di pensiero che, secondo i due filosofi, c’è ancora da lavorare. A partire da un interrogativo: quand’è che si diventa maggiorenni?

“E’ una condizione – ha sottolineato Umberto Curi – che non dipende dall’età anagrafica e non può dirsi raggiunta una volta per tutte. Nel mio ultimo libro ho ‘interrogato’ tanti filosofi e letterati, da Platone a Kant, passando per Shakespeare, per individuare quali sono i puntelli a cui aggrapparsi per la ricerca di una maturità.

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