Il Natale 2015 verrà ricordato per il definitivo declino del sistema sanitario della nostra provincia (esiste ancora?). Il pacco è stato recapitato il giorno della vigilia, giusto in tempo per passare inosservato ai più e con evidenti vizi di forma e sostanza.
Dal punto di vista formale la delibera regionale del 22 dicembre 2015 esige obbligatoriamente il parere della IV Commissione Sanità, convocata per il 29 dicembre, ma i dirigenti ASUR sono così efficienti che hanno pubblicato le determine in attuazione al decreto il 24 dicembre, in barba al parere della Commissione, tant’è che la stessa ha concluso la riunione, senza rilasciare il proprio parere obbligatorio e non vincolante, con la motivazione che stava avvenendo tutto troppo in fretta e in modo confuso: quindi tutto rinviato al 13 gennaio 2016.
Dal punto di vista sostanziale la determina Asur n. 914 cambia le carte in tavola e modifica alcuni parametri della famosa DGR 735/2013, di cui già il Movimento 5 Stelle ha presentato in diversi Consigli Comunali la richiesta di revoca.
Le ormai famose Case dalla Salute diventano “Ospedali di Comunità”, che di ospedali in realtà non hanno nulla, unendo due termini rassicuranti (“ospedali” e “comunità”) per gettare fumo e placare la furia di quei cittadini che si vedono chiudere ospedali veri in cambio di strutture che costituiscono un ulteriore passo indietro rispetto al livello di qualità dei servizi sanitari erogati fino ad oggi. Il “decreto Balduzzi” (D.M. 70/2015) identifica gli ospedali di comunità come una struttura con un numero limitato di posti letto (15-20 p.l.), gestito da personale infermieristico, in cui l’assistenza medica è assicurata dai medici di medicina generale o dai pediatri.
A questo giochino semantico si aggiunge la trasformazione dei posti letto per lungodegenza in posti letto per cure intermedie, che prevedono una tipologia di assistenza medica molto diversa, che punta ovviamente al ribasso. Questa diversa etichetta apposta sui letti dei nuovi Ospedali di Comunità creerà, per le strutture sanitarie private, spazi utili all’accreditamento (in base allo standard di 3,7 posti letto per 1000 abitanti), creando un altro passo verso una lenta ed inesorabile privatizzazione della sanità?
A questo scenario già sconfortante si aggiunge il depotenziamento dei Punti di Primo Intervento, essenziali e “vitali” per chi vive lontano dal pronto soccorso ospedaliero. Gli attuali PPI delle strutture di Cagli, Fossombrone e Sassocorvaro infatti saranno operativi di giorno e presidiati con un mezzo di soccorso avanzato (M.S.A. formato da medico, infermiere ed autista) nelle ore notturne comprese dalle 20 alle 8. Di fatto hanno sostituito un’infrastruttura con una semplice ambulanza medicalizzata, che se disgraziatamentedovesse uscire sul territorio per un’emergenza, lascerebbe totalmente scoperto il PPI. La classica toppa peggio del buco. Ma non basta: questa sarà una soluzione in prova per 6 mesi, sperando che nessuno si faccia troppo male!
Non sapendo che pesci pigliare, fanno sperimentazioni operative sulla pelle dei cittadini, condotta a dir poco irresponsabile. Il Movimento 5 Stelle della Provincia di Pesaro e Urbino è assolutamente contrario all’attuazione di questi provvedimenti che peggiorano la già pessima delibera 735, che forse mantiene in equilibrio finanziario il bilancio regionale, ma apre un enorme buco nel bilancio sociale mettendo, questa volta, seriamente in pericolo il diritto alla salute dei cittadini marchigiani.
Meetup M5S provincia di Pesaro e Urbino:
Fano – Fermignano – Fossombrone – Gabicce – Gradara – Mondolfo – Montelabbate – Pesaro – Urbino – Vallefoglia – Tavullia
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