Il copione è il solito. Un’elegante signora 85nne di San Costanzo nel primo pomeriggio sta raggiungendo a piedi le sue amiche. Si avvicina una giovane ragazza che, all’improvviso l’abbraccia e la bacia fingendo di conoscerla. La signora intuisce possa trattarsi di una sceneggiata, chiede spiegazioni alla donna allontanandola. In quel frangente si accorge che gli è stato sottratto il collier d’oro. Urla per richiamare l’attenzione. Molte persone fanno finta di nulla ma un uomo, un 41enne albanese osserva la scena e si lancia all’inseguimento della ragazza. Vistasi raggiunta la ragazza lancia il collier sperando di interrompere l’inseguimento ma l’albanese, prima raccoglie il prezioso e poi continua a seguire la ragazza finche non la vede salire su un’autovettura, una Volkswagen Passat con targa inglese. L’Albanese ritorna dalla donna, si appura delle sue condizioni, gli restituisce il collier e avvisa i carabinieri e i vigili urbani. Proprio i vigili di San Costanzo raggiungono immediatamente la signora, raccolgono i primi elementi e, appreso che il mezzo si fosse allontanato in direzione Piagge, si mettono all’inseguimento. Dopo alcuni chilometri intravedono l’auto sospetta e cercano di raggiungerla ma questa, alla vista dei vigili accelera bruscamente. Durante queste fasi i vigili segnalano passo passo l’evolversi della situazione tramite la centrale operativa 112 dei Carabinieri di Fano alle pattuglie dei carabinieri di San Costanzo e di Mondavio che immediatamente avevano cinturato le possibili vie di fuga. Proprio la pattuglia di Mondavio intercetta la Passat e, armi in pugno, sbarra la strada ai fuggitivi.
All’interno della Passat un uomo, M.T. 46enne e una donna B.S. 21enne entrambi rumeni di etnia rom, senza fissa dimora.
Partati tutti nella Caserma Carabinieri di Mondavio, la vittima ha sporto la denuncia e riconosciuto la ragazza autrice del furto e, contemporaneamente, l’albanese ha ricostruito le concitate fasi dell’inseguimento riconoscendo anch’egli la ragazza che si era data alla fuga.
I due rumeni sono stati tratti in arresto in flagranza di reato per furto con destrezza in concorso e trattenuti nelle celle di sicurezza. Alla richiesta dei carabinieri se l’uomo intendesse dare avviso del suo arresto ai familiari, questi ha pregato i militari di chiamare la moglie e di dirgli “di non aspettarlo perché aveva fatto tardi al lavoro”. Atteggiamento emblematico del fatto che la famiglia fosse a conoscenza di quello che l’uomo considerava il suo lavoro e che l’arresto potesse tranquillamente rappresentare un potenziale incidente di percorso.
In mattinata, dopo la convalida, il giudice del tribunale di Pesaro ha condannato, con rito direttissimo, i due a 8 mesi di carcere e 300 euro di multa rimettendoli in liberta con la condizionale.
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