Il buco nero si mangia tutto, quando una voragine si apre non fa distinzioni. In fondo, a essere onesti davvero (che poi è l’unico modo), è così per tutto quello che ci capita nella vita: un evento è un evento, sta a noi reagire; nostra è la responsabilità di volgerlo e svolgerlo.
Joe è messo male. Beve fino a vomitare anche nel bagno della pizzeria “di merda” in cui lavora, buttando nel cesso l’occasione di promozione (a lungo promessa e chissà quanto reale). Da sabato a martedì (la struttura narrativa è sostenuta da queste quattro giornate-capitolo), sotto una pioggia pesante e continua tutto precipita. Joe si sbronza, cerca di farsi fare un pompino dalla sorella diciassettenne del collega, fuma una canna e prova l’ice con la madre strafatta di Nicole – “l’unica che si preoccupa per me” – che ama lui e il figlio – “che è arrivato inaspettato”.
Semplicemente Joe, a 28 anni, non sa sostenere le responsabilità di cui si è fatto carico solo nella forma; va a lavorare ma alla fine i soldi che deve al bar del suo capo superano quasi lo stipendio. Fugge. Poi rischia di non poterlo più fare. Capita qualcosa di troppo grande, e se solo non fosse mai successo, se solo gli fosse data un’altra occasione…
Ma per risollevarsi nel riscatto non basta un santo. Nemmeno Saint Cole che ingoia tutto il nero che ha ingoiato Joe (interessante il gioco con il nero nello sfondo , alternato al bianco che poi scompare nelle pagine peggiori della vita di Joe). Perché anche la voragine si allarga, e il nero rischia di diventare sempre più profondo.
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To fill a Gap
Insert the Thing that caused it–
Block it up
With Other – and ’twill yawn the more–
You cannot solder an Abyss
With Air.
Ce lo dice Emily Dickinson: non si può colmare l’abisso con l’aria. Ma. Si può decidere in ogni momento di approfittare di una tanto invocata botta di–, della fortuna. Di un lieto fine da cui tutto ha avuto origine.
In perle: Il disegno è funzionale alla storia, senza bisogno di virtuosismi. La sceneggiatura procede con equilibrio e gusto cinematografici noir. Dialoghi e narrazione sono ben amalgamati. Ottimo il finale; efficaci le immagini (soprattutto metaforiche). 4 su 5
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