“Sui referendum in cui i cittadini hanno detto in modo chiaro di essere favorevoli alla fusione si deve procedere, ma nel momento in cui c’e’ una volontà chiara e contraria bisogna solo prendere atto di questa volontà, tradurla in fatti concreti e cercare di non andare contro questa scelta venuta fuori dalle urne, poichè è sacra”.
“E’ stato fatto un grande errore politico perche’ il sindaco di Montemaggiore aveva promesso che se i suoi concittadini avessero votato contro la fusione lui avrebbe sospeso subito la fusione ed ha per questa ragione creato un clima di aspettativa molto alto e la sera del referendum, dopo lo spoglio, i suoi cittadini erano convinti che tutto si sarebbe fermato e che il sindaco avrebbe rispettato gli impegni presi con la sua comunità. Ciò non è avvenuto e “Peraltro va ricordato che l’unico comune in si è superato la maggioranza degli aventi diritto è proprio quello di Montemaggiore al Metauro dove ha votato il 63% dei cittadini, mentre negli altri comuni non e’ stata raggiunta nemmeno la maggioranza. Di questo 63%, la maggioranza, ossia il 64,29% dei votanti, ha detto che è contrario e pertanto si sarebbe dovuto da subito sospendere il processo di fusione. Questa vicenda ha a che fare piu’ con il sentimento popolare e con la dimensione storica e Montemaggiore ha detto chiaramente che non vuole fare la fusione e questa volontà va interpretata in modo sereno e preciso come ha fatto il presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini che ha sospeso il processo di fusione tra i comuni di Mondaino, Saludecio e MonteGridolfo dopo che i cittadini del comune di Saludecio hanno votato contro la fusione al 58%”.
“Nell’attuale legge sulle fusioni la maggioranza non abbiamo mai introdotto un criterio di valutazione dell’esito elettorale e questo crea situazioni come queste, diverse caso per caso. Dove c’e’ una volontà chiara espressa dai cittadini si deve procedere celermente, ma nei casi in cui ciò non avviene non si possono compiere errori di tipo politico, creando un clima di aspettativa dei cittadini per poi non rispettarla e un errore di tipo legislativo non prendendo atto che uno dei tre comuni non vuole fare la fusione. Se una fusione avviene tra tre comuni si deve tener conto che ci sono 3 corpi elettorali, 3 soggetti distinti. Gli altri due comuni che sono favorevoli possono procedere, ma chi ha detto di no non può essere trascinato con forza in un percorso e in un cambio storico che non ha chiesto e non ha voluto. Avevo chiesto di sospendere la fusione e di modificare con dei correttivi l’attuale legge come ha fatto l’Emilia Romagna che introducano criteri di valutazione dell’esito referendario e rispettare quei cittadini che hanno detto un no chiaro e preciso. Oggi il Consiglio delle Marche ha imboccato una strada di delegittimazione del corpo elettorale e della politica”.
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