Ci sono storie che lasciano molto amaro in bocca e la vicenda di Banca Marche rientra a pieno titolo tra queste per diversi motivi. A partire dalle cause che hanno portato alla definitiva scomparsa, oramai data quasi per certa, di questa importante realtà dell’economia della nostra Regione: la mancanza o totalmente inefficace capacità di controllo e vigilanza da parte di organi di rango costituzionale ad essi deputati.

A seguire, la gestione politica dell’intera vicenda del nostro istituto e delle altre tre banche “salvate”  il 22 novembre scorso è stata pervasa dall’impreparazione e incapacità degli organi di governo: partiamo già dal termine “salvate” utilizzato in maniera impropria visto che gli errori delle precedenti governance sono stati fatti pagare solo  ad azionisti e correntisti senza l’esborso di un euro pubblico; con l’aggravante anzi della promessa di un ristoro che alla prova dei fatti si è rivelato cosi macchinoso e restrittivo da scontentare quasi la totalità dei soggetti coinvolti. Il tutto in attuazione di una norma europea (la famosa Brrd meglio nota come “bail in”) che sarebbe entrata in vigore oltre un mese dopo e dunque incapace di spiegare i suoi effetti in maniera autonoma se non con la forzatura della mano del Governo. Questo quadro diventa ancor più triste se paragonato agli sforzi che attualmente l’esecutivo sta approntando nel tentativo di salvare altre banche (Mps) o addirittura di ristorare azionisti (Veneto Banca e Popolare di Vicenza) che non hanno visto azzerarsi il valore delle loro quote in mano come invece avvenuto per gli istituti “salvati”.

Ecco dunque delineati i capi di accusa ad una politica che non solo non è stata in grado di correggere le falle del mercato, ma che anzi lei in primis ha portato alla morte di importanti operatori economici. Se la politica nazionale ha le sue responsabilità, meglio non sta quella regionale: ad oggi i tentativi di risolvere la crisi di Banca Marche o Nuova Banca Marche non sono stati degni dell’attenzione che una realtà economica che da lavoro a oltre 3.200 famiglie ed ha a lungo sostenuto l’economia del territorio meriterebbe.

Ciò che si è fatto nelle aule regionali è stata una continua ed anacronistica caccia ai buoi dopo che questi erano fuggiti: la condanna unanime della governance dopo che il caso era scoppiato, la Commissione di Inchiesta sull’operato durante il Commissariamento quando questo era già concluso con il suo bilancio positivo e negativo (forse più negativo se la relazione finale è stata acquisita dalla Procura). Ed ora cosa fa l’esecutivo regionale diretta espressione di un Pd cosi filorenziano da non salvaguardare i suoi corregionali per non disturbare chi comanda? Nulla.

Non sembrano pervenuti atti che dimostrino, al di la’ di qualche proclama cosi teorico da non poter essere definito neanche populistico, una chiara volontà di salvaguardare ciò che Banca Marche è stata per il territorio ma soprattutto per il destino dei lavoratori , degli azionisti e degli obbligazionisti che tanto hanno già pagato. Se le associazioni sindacali e di categoria hanno dovuto tirare per la giacca il Governatore anche l’ultimo 29 dicembre scorso è perche’ attenzione in materia non se ne è riscontrata; ed ora che, salvo ennesimi rinvii e proroghe, la banca sta per essere ceduta ad un euro insieme ad altre due sventurate (Carichieti e Popolare Etruria e Lazio) ad un importante gruppo che correttamente non ha mai fatto mistero di operare esclusivamente nell’interesse dei propri azionisti, cosa intende fare la Giunta? Si attendono, vorremmo dire fiduciosi, risposte.

Il coordinatore

Giorgio SANTARELLI

 

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