La Cassazione dà ragione al Consorzio di Bonifica. Il beneficio di irrigazione deve essere pagato anche da chi non usufruisce direttamente del servizio irriguo fornito dal Consorzio, in quanto si presume un aumento di valore del terreno situato nel comprensorio di bonifica.

Il presidente Netti: E’ l’ennesima conferma. I terreni hanno comunque un aumento di valore

La Suprema Corte (sentenza n. 23815) ha così negato la pretesa di sedici proprietari di immobili situati nella Valle dell’Aso che chiedevano di non pagare i contributi per l’esercizio e la manutenzione dell’impianto pluvirriguo del comprensorio Rio Canale. I proprietari avevano chiesto anche che il Consorzio restituisse i tributi già riscossi. Secondo i privati, questi ultimi non erano tenuti al loro pagamento avendo manifestato al Consorzio l’intenzione di non usufruire dell’impianto di irrigazione “perché privo di utilità nei loro confronti, e di un vantaggio diretto e specifico per i loro fondi, e non avendo il Consorzio esercitato il potere impositivo tenendo conto dell’estensione e delle caratteristiche dei singoli terreni che differenziavano la situazione dei diversi proprietari”.
La Corte d’Appello d’Ancona, su istanza del Consorzio, ha rigettato le richieste dei proprietari con sentenza dell’11 aprile 2009. La Corte infatti, ha ritenuto esistente il presupposto del vantaggio specifico e diretto, derivante ai proprietari dei terreni, in quanto questi beneficiavano di un oggettivo aumento di valore, non essendo rilevante che avessero manifestato l’intenzione di non usufruire dell’impianto di irrigazione costruito dal Consorzio.

Contro questa sentenza i proprietari avevano ricorso in Cassazione.
Quest’ultima però ha respinto il ricorso. “E’ giurisprudenza costante di questa Corte – si legge nella sentenza della cassazione – che con l’inclusione del fondo nel perimetro di contribuenza …. … il proprietario acquista la qualità di consorziato e, quindi, di soggetto passivo del tributo. Il Consorzio è esonerato dall’onere di provare il beneficio, che si presume apportato al fondo in via diretta e specifica o anche solo potenziale e che deve tradursi in una qualità, e quindi in un incremento di valore di esso”.
“E’ una sentenza storica – conclude il presidente del Consorzio, l’avvocato Claudio Netti – che speriamo ponga fine alle incertezze manifestate dai proprietari in questi anni. Noi abbiamo segnato una svolta nella gestione del Consorzio di Bonifica. Lo abbiamo reso un ente operativo che si sta prendendo cura concretamente del territorio. E penso che sia giusto che ognuno dia il proprio contributo”

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