Nei giorni scorsi, 26 Carabinieri Forestali del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale di Ancona e dei Comandi della Provincia di Ancona hanno eseguito una serie di perquisizioni disposte dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Ancona, Dr. Rosario Lioniello, nell’ambito di una complessa indagine riguardante attività illecite di cattura, maltrattamento ed uccisione di animali, da parte di alcuni soggetti residenti nei colli Jesini.
Numerosi i sequestri effettuati a carico dei sette soggetti, tra i quali risulta indagato un dipendente della Polizia Provinciale di Ancona.
In particolare, un soggetto dedito al bracconaggio, già osservato dai Carabinieri forestali nei giorni precedenti le perquisizioni mentre svolgeva le attività illecite, è stato trovato in possesso di sette lacci metallici per la cattura di ungulati e strumenti per la macellazione della selvaggina, oltre a numerose porzioni di carne di ungulati congelata.
Nel complesso sono state sequestrate presso tre abitazioni, tra cui la residenza del dipendente della Polizia Provinciale, n. 45 porzioni di carne di capriolo, cinghiale ed altra selvaggina, congelate, tutte riconducibili al bracconiere, il quale peraltro risulta anche avere vincoli di parentela con il predetto dipendente. A carico di quest’ultimo sono state sequestrate anche due teste mozzate di capriolo, delle quali una abbattuta da poco tempo.
Altri due soggetti sono stati sorpresi in possesso di munizioni non denunciate, per un totale di 835 munizioni, le quali sono state poste sotto sequestro insieme ad un fucile.
Sono stati inoltre rinvenuti e sequestrati sei richiami elettronici, il cui uso è vietato dalla legge, ed un visore notturno.
Tutti i soggetti rischiano le pene previste dal Codice Penale per i delitti di uccisione e maltrattamento di animali, e per il reato di bracconaggio, che prevedono fino a due anni di reclusione.
Due dei soggetti rischiano anche le pene previste dall’articolo 697 del codice penale per la mancata denuncia di munizioni a palla e detenzione abusiva di munizioni spezzate in numero superiore a quello consentito.
Il Pubblico Ufficiale rischia le pene più gravi previste dal codice penale per i delitti contro la pubblica amministrazione.
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