Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini e i Comuni di Castelsantangelo sul Nera, Ussita e Visso, intendono chiarire la propria posizione sulla captazione della sorgente San Chiodo da parte della Società Acquedotto del Nera, anche a seguito del ricorso presentato dall’ATO3 contro la delibera della Regione che non consente di incrementare il prelievo fino a 550 l/s.

L’acqua è un bene prezioso da tutelare e da sempre rappresenta una risorsa vitale per le comunità dei Sibillini. Per i comuni dell’alta Valnerina il fiume Nera e le sorgenti che lo alimentano costituiscono un sistema ambientale su cui si fondano l’identità stessa del territorio e attività economiche essenziali come il turismo, l’allevamento di trote, la produzione di energia idroelettrica e la produzione di acqua minerale.

Il Nera, dalla sua sorgente fino a valle delle gole della Valnerina, attraversa il Parco Nazionale, nonché una Zona Speciale di Conservazione e una Zona di Protezione Speciale, queste ultime istituite in attuazione della direttiva Comunitaria “habitat”.

Consapevole dell’importanza di tale risorsa anche per l’uso idropotabile, il Parco già nel 1999 aveva concesso il nulla osta alla captazione della sorgente San Chiodo per una portata di 150 l/s da parte all’Acquedotto del Nera; tale quantitativo era stato determinato sulla base di approfonditi studi – anche da parte delle Università di Camerino e di Roma – che dimostravano che un prelievo maggiore avrebbe causato degli squilibri sui sistemi idrogeologici ed ecologici, anche in relazione ai numerosi usi già in atto.

Già da quasi vent’anni, quindi, si evidenziava la necessità di individuare risorse alternative, nonché di favorire un uso sostenibile e razionale di questa preziosa risorsa; è noto, infatti, che solo una modesta percentuale di quest’acqua di altissima qualità attinta direttamente dalle viscere della montagna viene effettivamente utilizzata per bere, mentre la restante parte viene utilizzata per altri scopi domestici, per i quali potrebbe essere vantaggiosamente utilizzata acqua meno pregiata ma più disponibile.

La procedura di Valutazione di Impatto Ambientale conclusa di recente ha confermato le problematiche e le criticità che non consentono di incrementare significativamente la portata attualmente derivata e, pertanto, non sorprende il limite di prelievo stabilito dalla Regione Marche. Il ricorso presentato dall’ATO3 appare quindi inopportuno, soprattutto se si considera che proprio i comuni dell’Alto Nera sono stati tra i più colpiti dagli eventi sismici del 2016; l’incremento di prelievo richiesto dall’ATO3, fino a 550 l/s, costringerebbe infatti a ridimensionare le attività economiche presenti lungo il fiume Nera, e in particolare la produzione di energia idroelettrica e gli allevamenti di trote, infierendo pesantemente su un sistema economico e sociale già martoriato dal terremoto.

Ci appelliamo pertanto alla Società Acquedotto del Nera e all’ATO3 affinché, comprendendo le criticità ambientali, sociali ed economiche del territorio dell’Alto Nera, si attivino per trovare soluzioni alternative, come richiesto già da molto tempo, che evitino di sottrarre ulteriore acqua, risorsa vitale per il territorio.

 

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