E’ stato condannato a sedici anni di reclusione Guerlin Butungu, il 20enne congolese accusato di aver stuprato, rapinato e picchiato una coppia di polacchi e una trans peruviana sulla spiaggia di Miramare, a Rimini, nella notte del 26 agosto. I giudici hanno inflitto una pena più dura rispetto a quella richiesta dalla Procura della Repubblica. Il processo si è svolto con rito abbreviato. Terminata la requistoria, il pubblico ministero ha chiesto una condanna a 14 anni e due mesi per vari reati che vanno dalle violenze ai furti, compiuti anche nei confronti di altri turisti, nei giorni precedenti agli stupri di Miramare. In subordine, nel caso in cui la corte riconoscesse la continuazione tra i reati che vengono contestati al congolese, il pm Stefano Celli chiede 12 anni e due mesi.

Pochi giorni fa il Tribunale dei minori di Ancona aveva negato il rinnovo del permesso di soggiorno ai genitori dei due fratelli marocchini di Vallefoglia.Sia il padre Mohammed Louennous che la madre Sana di 50 e 44 anni avevano presentato la richiesta di rinnovare il permesso di soggiorno per «stare accanto ai loro quattro figli per educarli e inserirli nella comunità». Tuttavia per  i giudici  il padre Mohammed è ormai irrecuperabile al normale convivere sociale visto, scrivono che «…risulta gravato nel corso degli anni da una serie di condanne per oltraggio a pubblico ufficiale, furto, falsa attestazione sull’identità propria, guida in stato di ebbrezza alcolica, detenzione e vendita di sostanze stupefacenti, porto abusivo di armi, evasione, violazione del divieto di rientrare nel territorio italiano tanto da essere agli arresti domiciliari per espiare una pena residua». Per I giudici «…l’uomo non ha mostrato nonostante il passare del tempoalcuna capacità educativa dei figli, in special modo con i più grandi, già inclini alla perpetrazione di condotte illecite verosimilmente anche a causa dell’esempio paterno e dall’avallo ricevuto in tal senso dalla madre Sana, posto che l’uomo e i suoi familiari si pongono verso le istituzioni con un atteggiamento spesso polemico e con un’ottica di puro assistenzialismo, nell’attesa di un sostentamento proprio e dei figli, principalmente sotto il profilo economico, senza mostrare alcun sincero e concreto interesse a una sana e armonica integrazione nella società. L’assolutà inidoneità genitoriale della figura paterna – scrivono i giudici – è dimostrata dal fatto che anziché ergersi ad esempio per i figli, con la sua condotta di vita istiga i minori a non integrarsi nella realtà italiana e a non rispettare le regole di convivenza comuni. Per questo si respinge il ricorso a salvaguardia dell’interesse pubblico alla sicurezza nazionale». Allo stesso modo rigettato il permesso alla moglie Sana, giudicata dal tribunale dei minori come una figura «aggressiva, arrogante, pronta a minacciare di abbandonare i figli (ha anche una bimba di 4 anni e un maschio di 13) ai servizi sociali» e pronta a riprendere uno dei figli che aveva rubato non perché avesse fatto un’azione criminale ma perché «si era fatto prendere», istigando i minori a non rispettare le regole.

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