Trivelle, nuovo pozzo ENI in arrivo in Adriatico tra S.Benedetto e Martinsicuro.
La SOA deposita nuove osservazioni al Ministero dell’Ambiente sulle integrazioni alla Valutazione di Impatto Ambientale. Il termine scade oggi.
Rischio terremoti indotti: nonostante pochi dati a disposizione per l’ENI “il risultato sembra escludere situazioni di rischio“. Sembra?
Nulla sulle emissioni fuggitive di metano, pericoloso gas-serra. Altro che Accordo di Parigi sul clima, le trivelle potrebbero infestare l’area fino al 2040 (nonostante la concessione sia scaduta nel 2018).
La Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus ha inviato nuove osservazioni, dopo quelle di luglio 2018, nel procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale del progetto “pozzo Donata 4 dir” dell’ENI per la perforazione di un nuovo pozzo dalla piattaforma esistente “Emilio” in Adriatico di fronte alla costa tra Martinsicuro in Abruzzo e S.Benedetto del Tronto nelle Marche (a 27 km dalla costa; 14,6 miglia marine).
Il progetto ha già avuto una fase di osservazioni e la commissione VIA ha chiesto una serie di approfondimenti. Le integrazioni fornite da ENI sono state considerate rilevanti per i cittadini e, quindi, sono state oggetto di ripubblicazione per 30 giorni sul sito del Ministero dell’Ambiente con scadenza oggi.
L’Associazione ritiene che su molte questioni sollevate, dalle risibili royalties all’impatto sui fondali, dal rischio di gravi incidenti alle emissioni fuggitive di metano fortemente clima-alteranti, non siano state date risposte.
Gli unici studi sostanzialmente nuovi sono quelli sul rumore e sul rischio di terremoti indotti dalle estrazioni.
Sulla questione dell’inquinamento acustico, oltre a rilevare comunque un certo rischio di disturbo anche oltre un chilometro durante le fasi di perforazione, si sostiene incredibilmente che tanto gli animali acquatici sono già allontanati dal rumore esistente. Vogliamo ricordare che l’Adriatico, secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, è un mare già sottoposto ad un impatto antropico insostenibile e la logica ci dovrebbe portare ad alleggerire l’impatto, non a peggiorarlo visto che la situazione è già grave.
Sul rischio sismico di terremoti indotti, lo studio da un lato ammette l’esistenza di importanti lacune conoscitive sui dati e dall’altro conclude testualmente che “il risultatosembra escludere situazioni di rischio“. Ci chiediamo se in un’area costiera densamente abitata, con case costruite spesso senza criteri anti-sismici, ci si possa accontentare della parola “sembra”. Inoltre non vengono neanche prese in considerazione le pubblicazioni scientifiche che evidenziano la possibilità di riattivare faglie silenti anche da molti milioni di anni.
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