Un quinto del territorio marchigiano è a elevato rischio di smottamenti o esondazioni ma se si guarda ai Comuni, è la totalità delle amministrazioni comunali a dover far fronte con questi pericoli. Nel maggio anomalo delle piogge torrenziali, l’analisi di Coldiretti Marche sulla base dei dati Ispra arriva in un quadro davvero pessimo per le aziende agricole marchigiane e con l’allerta gialla fissata dalla Protezione Civile regionale su tutto il territorio. Se guardiamo alle superfici di territorio, il 17,3% è a rischio elevato o molto elevato di frana. Secondo i dati le aree di frana sono aumentate del 7% tra il 2015 e il 2017. Il 3% è a rischio di pericolosità idraulica. Situazione che registra un territorio indebolito dall’abbandono delle campagne e dalla cementificazione che, solo nella nostra regione, ha portato via altri 158 ettari nel 2017, pari alla superficie di 221 campi di calcio, favorendo l’impermeabilizzazione del terreno che non riesce ad assorbire l’acqua. Su tutto questo si abbattono gli effetti di una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di eventi estremi, grandine di maggiore dimensione, sfasamenti stagionali e bombe d’acqua i cui effetti si fanno sempre più devastanti. “Di fronte all’evidenza del cambiamento climatico e della fragilità dei nostri territori – commenta Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – è sempre più urgente intervenire in maniera preventiva sia da parte dei privati sia delle amministrazioni pubbliche. Le aziende agricole dovranno continuare a prendersi cura del suolo come risorsa e i comuni dovranno iniziare a tutelare le superfici riducendone il consumo per la cementificazione irrazionale”.
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