Sono preoccupato perché Urbino rischia di non cogliere l’occasione per affermare la propria immagine nel mondo durante il cinquecentenario della morte di Raffaello, nonostante sia stata lanciata la sua immagine dal New York Times in questi giorni e la notizia sia rimbalzata su tutti i telegiornali nazionali. Purtroppo, nonostante le dichiarazioni dell’assessore al turismo De Crescentini rilasciate a fine anno, ancora non si riesce a reperire un chiaro, definito e dettagliato programma delle iniziative che verranno realizzate durante l’intero anno, ad esempio disarmante è la mancanza di promozione della mostra di cartoni su cui sono stati realizzati gli arazzi della Cappella Sistina; inoltre non si è creato il necessario collegamento con il territorio regionale, sfruttando le iniziative già realizzate o di sicura prossima realizzazione.
Sono addirittura 4 gli esempi negativi da rimarcare al riguardo.
All’aeroporto di Ancona è stata allestita la mostra “Raffaello, le mostre impossibili” che per due mesi raccoglie 45 riproduzioni ad altissima definizione, dimensioni reali e leggermente retroilluminate delle opere del “Divino”, disperse per tutto il mondo e quindi non visibili in un unico luogo, ma ammirabili in questa veste dai passeggeri in transito per l’aeroporto, purtroppo la mostra sarà trasferita in altri aeroporti internazionali senza passare per Urbino. I passeggeri potevano essere indirizzati esplicitamente a visitare Urbino e le altre città che ospitano mostre raffaellesche, in un circuito storico-artistico organico.
Non si è creata alcuna sinergia con la città di Loreto, che grazie alla Basilica della Santa Cassa è una delle più importanti e antiche mete del pellegrinaggio mariano cattolico mondiale, ove si organizza una mostra di tre mesi sulla Madonna di Loreto, dipinta naturalmente da Raffaello, nella quale potevano essere creati collegamenti con Urbino, sede del Museo Diocesano Albani con numerosi richiami a Papa Clemente XI, vista la propensione al turismo religioso di coloro che si recano a Loreto.
Completamente separate tra loro sono le mostre urbinati e quella Jesina, dove per ben nove mesi sarà allestita una mostra che pone in risalto la relazione tra Raffello e Angelo Colocci, celebre umanista, che ha portato alla realizzazione della famosissima rappresentazione della Scuola di Atene, e che si pregia della collaborazione dei Musei Vaticani.
Infine nessun concreto rapporto è stato creato con la Regione Umbria (nonostante la delibera comunale relativa alle iniziative culturali del progetto “La Terra del Duca”), che ha costituito un apposito comitato regionale per le celebrazioni del cinquecentenario, volto a realizzare a Città di Castello e Perugia due mostre per valorizzare rispettivamente il Gonfalone processionale della Santissima Trinità e l’affresco Trinità e i Santi, la prima mostra richiama collegamenti con Raffaellino del Colle oggetto di una mostra urbinate; a Perugia Raffaello opera per alcuni anni della propria giovinezza prima di fare il “salto di qualità” trasferendosi a Firenze e Roma, perciò Urbino come città natale e di formazione iniziale del nostro celeberrimo pittore, poteva costituire un indispensabile collegamento con la sua fase giovanile.
Tutte occasioni sprecate, almeno per ora, soprattutto pensando alla massiccia presenza di istituzioni urbinati e provinciali nel Comitato Regionale per le celebrazioni, che evidentemente non hanno saputo far pesare la propria presenza per una promozione organica del territorio, che creasse per le Marche un itinerario coordinato.
Sembra anche essere poco incisiva la presenza di Vittorio Sgarbi e Maurizio Gambini all’interno del Comitato nazionale per le celebrazioni, visto che nessun gemellaggio è in essere con Roma, che ospita nelle Scuderie del Quirinale la principale mostra su Raffaello con un centinaio di opere raccolte da molti musei del mondo, nessun nesso con Milano o Londra o Parigi ove verrà celebrato l’intero Rinascimento Italiano ed Urbino è considerata, non a caso, la “Perla del Rinascimento”.
Il mio augurio è che nelle prossime settimane si riesca a creare quel necessario “filo conduttore” che colleghi Urbino alle altre città sede di mostre su Raffaello, per rendere centrale la posizione della nostra città all’interno del percorso celebrativo del cinquecentenario della morte del nostro più illustre concittadino.
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