In questo momento drammatico ed inaspettato, anche l’ospedale di Urbino si trova ad affrontare una situazione mai vissuta fino ad oggi. I numeri importanti di pazienti che affliggono la nostra provincia, impattano in modo emergenziale sulla struttura, che grazie all’ impegno, professionalità di tanti, troppi per elencarli senza rischiare di escludere qualcuno, sta facendovi fronte con difficoltà crescenti. La struttura operativa dell’ospedale cambia in funzione dei pazienti Covid da trattare, è del 23/03 la Determina del Direttore di Area Vasta 1 che destina ai pazienti Covid 19 un numero considerevole di posti letto derivandoli dalla U.O. di Medicina, così che il nuovo reparto gestito dal Dott. Lucarelli avrà 43 posti letto per il trattamento specifico dei contagiati. Un ulteriore sforzo è stato fatto per l’ampliamento della terapia intensiva conseguente allo spostamento della cardiologia, il tutto realizzato in poche ore con un grande sforzo organizzativo della struttura, dimostrando grande flessibilità e professionalità. Come riportato dal Direttore Medico Dott. Cani, i numeri dei pazienti ospedalizzati colpiti dal Coronavirus sono ingenti, pari a 100 persone su 128 ricoverati, evidenziando tutta la criticità della situazione, che coinvolge tutta la logistica distributiva, partendo dal Pronto Soccorso destinato al primo screening, fino ai reparti individuati ad ospitarli, con grosse difficoltà derivanti da un cronico sottodimensionamento del personale a disposizione, già più volte evidenziato, ma che oggi viene maggiormente depotenziato per effetto dei contagi a cui sono stati soggetti e che li ha costretti alla quarantena.
In questa situazione e vista la determina del Direttore di Area Vasta, è chiaro che anche la Regione come chiesto da più parti, dovrà rivedere il piano di definizione dei presidi distinguendoli tra quelli Covid e no-Covid, quest’ultimo ad oggi attribuito erroneamente all’ospedale di Urbino. Tutto ciò non è soltanto una mera classificazione, ma su tale definizione verranno distribuiti gli ausili e il personale necessario a far fronte all’emergenza a cui sono sottoposte le strutture, pertanto occorre che Urbino per concreta necessità, rientri tra quelle classificate COVID, per poi poter usufruire delle necessarie integrazioni in particolare del personale medico e infermieristico.
Occorreranno ulteriori sforzi per garantire dentro il nostro ospedale dei percorsi puliti indipendenti. Anche se allo stato attuale si sono messi in sicurezza vari reparti, avendo proceduto con l’accorpamento della chirurgia con l’ortopedia per garantire le urgenze, così per la cardiologia che si è spostata in pediatria e l’ostetricia che si è da subito attivata per garantire alle donne della nostra provincia e non solo, di partorire in sicurezza e con tutte le cure le attenzioni che da sempre caratterizza tutto il personale del punto nascita.
Occorrerà anche affrontare il tema, non secondario del controllo della malattia, occorre intervenire già dalle prime fasi di essa, verificando con l’esame del tampone la presenza del virus per poi cercare di controllare il più possibile la sua progressione direttamente da casa. Vanno evitati, per quanto possibile, progressioni pericolose che poi portano velocemente alla terapia intensiva. E’ chiaro che per fare ciò risultano strategiche le risorse umane da mettere in campo.
Data la vastità del territorio trattato e le numerose persone che fanno riferimento all’ospedale di Urbino, provenienti in questo momento critico anche dalla costa, urge necessità di proteggere le persone ospedalizzate per patologie no-Covid, per tale ragione sta avanzando l’ipotesi di riapertura delle strutture di Cagli e Sassocorvaro sulla scia di Fossombrone, destinandole ad accogliere persone non contagiate. Riteniamo che la richiesta di istituire Unità Operative Temporanee di Pronto Soccorso No Covid sui due plessi citati, possa essere accettata solo se vengono rispettate due condizioni essenziali, quali l’impossibilità di ricevere persone potenzialmente infette da Coronavirus, e che non si generi un indebolimento dell’ospedale di rete per effetto di possibili trasferimenti verso queste strutture. Occorre analizzare a fondo la possibilità, anche non manifesta, di ricoverare persone che possono manifestare poi il contagio da Covid-19, dato che in queste strutture sono presenti centri di assistenza sanitaria (RSA) e di riabilitazione normalmente frequentati da persone anziane, se ciò avvenisse, il rischio di compromettere lo spazio pulito con effetti nefasti sui degenti ospitati sarebbe molto alto, rafforzata anche dall’assenza di impiantistica che permetterebbe di isolare i reparti tra loro secondo uno schema di contenimento.
A conclusione di ciò, ribadiamo la necessità che l’ospedale di Urbino, al pari degli altri della provincia, sia oggetto di una corretta ridistribuzione di risorse che vadano a supportare le profonde criticità ormai palesemente manifeste, nella salvaguardia dei pazienti ricoverati e nella tutela di tutto il personale coinvolto. Il nostro ringraziamento è per tutti gli operatori a tutti i livelli, in particolare per quelli in campo, ma anche per quelli che devono fare scelte strategiche, le quali determineranno poi ricadute concrete sulle persone.
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