“La festa dei lavoratori quest’anno ci coglie in un momento difficile. Il nostro Paese, insieme al resto del mondo, sta affrontando da settimane un’emergenza sanitaria complessa. Un momento nel quale due diritti costituzionali fondamentali, il diritto al lavoro e alla salute, sembrano confliggere e scontrarsi. Sono state colpite le due dimensioni fondamentali dell’uomo: l’affetto e la capacità di creare e costruire. Ciononostante, facendo memoria dei traguardi raggiunti, senza dimenticare, con molta onestà, le tante ingiustizie che ancora perdurano nei luoghi di lavoro, ci è richiesta un’energia nuova per ripensare alla quotidianità dei nostri gesti che producono e ci danno da vivere. Le fasi che seguiranno il lockdown chiedono, a chi ne ha la responsabilità, di trovare e impiegare le risorse economiche utili a una graduale ripartenza: la liquidità alle imprese, gli ammortizzatori sociali, il welfare famigliare… Ma a tutti pongono una questione ancor più radicale sul futuro, sulla qualità e la dignità del lavoro, per trattenere ciò che di buono già abbiamo e lasciare indietro ciò che non va.
Ci chiedono di ripensare al modo di vivere, di produrre, una nuova visione per un lavoro che riparta dalla filiera corta (l’eccellenza marchigiana!), per un servizio alla salute capillare, per un’Europa chiamata “ad essere”, prima che a definirsi green, connessa, digitale. Un’Europa la cui leadership non sia affidata alla capacità di fruizione ma alla capacità di costruire.
Una semplice ma non banale sottolineatura: questo periodo ci ha permesso di capire che il lavoro senza lavoratori non ha consistenza. Non bastano i capitali, la tecnologia, il know-how. Sono i lavoratori che reggono tutti questi importanti fattori. Senza di loro avrebbero poco senso. Le Marche, con la grande tradizione del manifatturiero, ne sono un esempio chiaro: ad ogni eccellenza corrispondono mani e persone, identità. L’augurio è che, appena potremo, e bisogna far sì che questo avvenga presto, torniamo nei nostri uffici, nei cantieri, in aula, nelle officine e nelle aziende, consapevoli di questo elementare ma vitale principio”.
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