Denunciato il responsabile legale della Società per il reato di gestione illecita di rifiuti e inosservanza delle prescrizioni previste dall’autorizzazione provinciale
Ancona, 28.04.2020 – Nei giorni scorsi i Carabinieri Forestali della Stazione di Ancona hanno eseguito ordinanza, disposta dal GIP presso il Tribunale di Ancona, di sequestro di un impianto di gestione e trattamento rifiuti vegetali sito in Comune di Offagna, il cui titolare e responsabile legale è ritenuto responsabile di illecita gestione dei rifiuti e inosservanza delle prescrizioni previste dal provvedimento di autorizzazione rilasciato dalla Provincia di Ancona.
I militari hanno sequestrato anche 4 mezzi d'opera rinvenuti nell’impianto, in particolare un escavatore, una macchina trituratrice, una macchina vagliatrice, e un mezzo meccanico per
la movimentazione del materiale, oltre a due grossi cumuli di materiale vegetale trinciato, dei quali uno era stoccato in area non consentita dall’autorizzazione.
Il provvedimento del Giudice giunge a seguito di una serie di accertamenti eseguiti dai Carabinieri Forestali che dal mese di settembre 2019 ravvisavano illecita gestione dei rifiuti e inosservanza delle prescrizioni delle autorizzazioni, in quanto la ditta risultava stoccare i rifiuti e il materiale post recupero in aree non autorizzate e anche le operazioni di macinatura di
rifiuti non veniva effettuata all’interno del capannone, causando anche disturbo ai cittadini residenti nei pressi dell’impianto.
Detta situazione di illegalità, nonostante le prescrizioni impartite dai Carabinieri Forestali easseverate dall’ARPAM di Ancona, persisteva fino allo scorso mese di marzo quando ai fini preventivi la Procura della Repubblica di Ancona decideva di chiedere al giudice il sequestro dell’impianto per evitare la prosecuzione delle illegalità che gli amministratori della ditta ponevano in essere non curanti delle disposizioni già impartite nei mesi precedenti.
Denunciato il responsabile legale della società per il reato di gestione illecita dei rifiuti ed inosservanza delle disposizioni previste dall’autorizzazione, il quale rischia arresto fino a 6mesi o con ammende fino a 13.000 euro.
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