Clamoroso: le 4 banche non potevano essere singolarmente risolte

 

Oggi presso il Tribunale penale di Ancona si è tenuta un’importante udienza del processo sul crack Banca Marche. Sentito, come teste, il Prof. Avv. Salvatore Maccarone, presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), che, durante la sua escussione, ha dichiarato che Banca Marche alla data del 28 ottobre 2015 e, quindi, qualche giorno prima del decreto salvabanche, non era in stato di insolvenza e il Fondo stava lavorando con i commissari nominati da Banca d’Italia per risanarla. Da uno studio commissionato dal Fondo alla Kpmg, la Banca delle Marche sarebbe ritornata in bonis nel 2019. Ha concluso, poi, che alle 4 banche (Banca Marche, Banca Etruria , Cariferarra e Carichieti) non potevano, singolarmente, essere applicate le procedure di risoluzione.

“Questa clamorosa affermazione del Prof. Maccarone solleva il velo su una vicenda che ha visto coinvolti oltre 100.000 risparmiatori. A questo punto è legittimo chiedersi se vi siano altre responsabilità ulteriori rispetto a quelle dei singoli amministratori delle banche oggi risolute” chiosa l’avv. Corrado Canafoglia dell’Unione Nazionale Consumatori, legale di oltre 3.000 parti civili, responsabile nazionale UNC per le azioni giudiziali di massa.

“Vogliamo sapere a che titolo sono stati mandati in tilt i risparmi di 44 mila tra azionisti e obbligazionisti di Banca Marche se la banca poteva essere salvata. Una vergogna!” conclude Canafoglia.

Previous post

Recupero ex ospedale psichiatrico San Benedetto, interviene Articolo1

Next post

San Benedetto, Perugini: «La Regione lo inserisca tra le priorità di finanziamento» 

No Comment

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.