Sono dispiaciuto dell’attacco personale rivoltomi dai Consiglieri Serfilippi e Cancellieri. Fino ad oggi ho tenuto il dibattito legato ai temi e alle scelte della Regione e non alle posizioni e azioni dei singoli. Purtroppo il contenuto delle loro dichiarazioni evidenzia che non conoscono le procedure e gli atti del percorso portato avanti fino ad oggi, attaccandomi senza cognizione di causa e per sentito dire.
Mi fa piacere che riconoscano il mio lavoro sulla vallata del Foglia per cui il progetto definitivo sarà pronto entro pochi mesi, ma non dicono che lo stesso impegno, se non maggiore, l’ho dedicato alla Ciclovia del Metauro. Se non ci fossimo impegnati al massimo sul progetto, non saremmo dove siamo oggi. Infatti, dopo decenni di promesse di tutta la politica su progetti in quel tracciato, con la precedente amministrazione siamo riusciti a far predisporre un progetto per lo studio di fattibilità, a far stanziare 4,5 milioni di finanziamenti nazionali e ottenere la condivisione dello stesso con gli amministratori dei comuni del tratto finanziato, compresi alcuni di quelli che oggi fanno parte della Giunta regionale.
Se oggi l’iter si è arenato è esclusivamente per una scelta della Regione, che ritengo miope e incomprensibile. Qualche giorno fa la Regione ha, infatti, chiuso la Conferenza dei Servizi dedicata al progetto delle ciclovia, con un parere negativo. Una scelta che non ha alcun fondamento tecnico nè giuridico. La legge stabilisce che una Conferenza dei Servizi possa essere chiusa negativamente solo se gli atti di dissenso, dei vari enti, non siano superabili, ovvero se non siano risolvibili i problemi emersi. Nel caso della Ciclovia del Metauro, al contrario, si è chiusa la Conferenza sulla base di pareri, non solo risalenti a febbraio 2020, ma del tutto superabili, tanto che uno di questi, già a dicembre 2020, è stato risolto. Da dicembre sarebbe quindi bastato riconvocare una seduta della Conferenza e affrontare le problematiche burocratiche rimaste, per poter avere tutti gli esisti positivi. Invece di convocare una nuova seduta, però, la Regione ha deciso di chiudere la conferenza con i documenti del febbraio 2020. L’atto di chiusura della Regione giustifica la scelta parlando, non di pareri negativi insuperabili, ma semplicemente “non ancora superati”, ben sapendo che sarebbero stati facilmente risolti. In secondo luogo viene citata la scelta di modifica del tracciato, che, voglio ricordare, è una scelta assolutamente politica della nuova amministrazione.
La cosa grave è che non riconvocando la Conferenza si priva la collettività del progetto. Infatti il progetto una volta approvato sarebbe potuto essere utilizzato anche dalla singole amministrazione nei tratti di loro competenza. La Regione ha invece buttato al macero un progetto che è costato denaro pubblico, sia per gli incarichi di progettazione esterna affidati, sia per il costo dei dipendenti che da quattro anni lavorano alle varie fasi. Temo che si sia creato il presupposto per un vero e proprio danno erariale.
Inoltre, rispetto al rischio della perdita dei fondi nazionali, solo grazie ad un decreto, di pochi giorni fa, del governo Draghi, è stata prevista una proroga fino a dicembre 2022 per l’utilizzo dei fondi stanziati. Quindi non è la Giunta ad aver salvato il finanziamento, ma solo un caso fortuito, perché altrimenti, senza nessuno progetto approvato, sarebbero stati persi.
Mi sembra che alcuni Consiglieri e Assessori della maggioranza si stiano appiattendo su una posizione che non ha futuro. Si stanno assumendo una responsabilità di cui mi auguro risponderanno ai cittadini nei prossimi anni, quando tutti si renderanno conto che non sarà mai riattivato un treno per il trasporto pubblico.
Consiglieri e Assessori che parlano del ripristino del treno per il trasporto pubblico, non saranno né i primi né gli ultimi a farlo. Entreranno nel lungo elenco dei politici, di tutti gli schieramenti, che ne parlano da 34 anni.
Il nostro progetto, compatibile con il treno turistico, avrebbe dotato il territorio di una vera Ciclovia che avrebbe migliorato la qualità della vita dei cittadini della vallata, dotandoli di un percorso sicuro, e avrebbe attratto numerosi turisti. Si sarebbe così posto fine alla lunga serie di false promesse ferroviarie. Infine, voglio ricordare che il progetto complessivo non riguardava solo la tratta Fano-Urbino, ma come si può evincere dalle planimetrie, prevedeva già un’ulteriore percorso lungo la vecchia Flaminia che avrebbe così collegato la Ciclovia Adriatica anche con il Furlo, Cagli e Cantino.
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