Signore, non conta che io faccia

grandi o piccole cose

purché sia fedele al mio posto

e il tuo Amore mi trovi attento, quando mi chiamerai per nome

 

Gabriella Maria Ortenzi, figlia di Nazzareno e di Maria è nata a Recanati, la città che ha avuto sempre un posto speciale nel suo cuore e di cui andava fiera, essendo la patria di Giacomo Leopardi, il 23 aprile 1942. Questa la data depositata all’anagrafe, anche se il compleanno l’ha sempre festeggiato il 24 aprile, data che ha sempre riconosciuto come sua nascita. Viene cresciuta cristianamente in una famiglia di modeste condizioni, dedita al lavoro agricolo e mostra precocemente il desiderio di entrare in monastero, sostenuta in questo dalla sua mamma che ha sempre ricordato come unica maestra nel chiarire il dono della sua vocazione. Ha avuto sempre un legame speciale con la sua famiglia, in particolare con i suoi fratelli e sorelle e i suoi nipoti che fino alla fine le sono stati vicini con grande affetto.

Entra, il 22 ottobre 1962, a 20 anni, nel Monastero Santa Chiara di San Severino Marche (MC) e in esso rimane fino al 10 luglio 1988 quando si trasferisce, prima in modo temporaneo e poi definitivo, in questo Monastero di Urbania. Il 20 ottobre 1963 indossa l’abito delle Sorelle Povere di Santa Chiara e assume il nome di sr. Maria Paola Gabriella del Cuore Immacolato di Maria. È felice di portare il nome del suo amato papa Paolo VI! Il 25 marzo 1965 emette i voti temporanei e il 4 ottobre 1968 fa la sua professione solenne.

La sua vita quotidiana trascorre nella semplicità, permeata da un rapporto intimo con il Signore ricercato soprattutto al mattino, presto davanti al tabernacolo e nella fedeltà alla preghiera liturgica e all’amore alla Parola di Dio, in particolare alle lettere di S. Paolo. Ricopre diversi servizi nella nostra comunità tra cui la cucina, l’aiuto infermeria, il ricamo (uncinetto e chiacchierino), ma soprattutto si prende cura, con autentica passione e grande soddisfazione, dell’orto e del pollaio a cui si dedica a tempo pieno. Ama anche comporre preghiere per la benedizione della mensa, che scrive in piccoli quadernetti con la sua scrittura piccola e precisa.

La verifica dura e difficile nella donazione di sé inizia il 1 settembre 2016 quando le viene diagnosticato un tumore al pancreas non operabile e già in metastasi. Reagisce a questa notizia affidandosi alle mani del Padre celeste e affronta per 4 anni tutte le chemioterapie (che conteggiava con precisione!) come se la malattia non esistesse. Continua infatti a lavorare l’orto e ad occuparsi dei suoi amati conigli e galline. Trova nel Signore e nel creato, da lei sempre amato, la forza per combattere e reagire al male, il “drago” come lei lo chiamava, che a poco a poco diventa il suo “ospite”. Scopre nel reparto di oncologia di Urbino una seconda famiglia e intesse con molte persone, che vivono la sua stessa condizione di malattia, e il personale medico e infermieristico rapporti di amicizia profonda.

Il 5 ottobre 2020 l’oncologa la informa che purtroppo non è più possibile fare chemioterapie in quanto già da due anni è fuori protocollo e il 27 novembre seguente inizia per lei un duro calvario con due ricoveri successivi a distanza di meno di 12 ore e, alla vigilia di Natale, è trasferita per 10 giorni all’Hospice di Fossombrone dove si ristabilisce, pur essendo terminale. Ciò le permette di rientrare in monastero il 4 gennaio 2021 e di riprendere in modo diverso la vita comunitaria, facendo esperienza di una nuova fragilità. La notte di Pasqua, 4 aprile, segna per lei una svolta che la porta progressivamente ad allettarsi: lei sempre abituata a faticare, a muoversi e ad essere autonoma, con la sua tempra forte ed energica, ora è chiamata dal Signore ad una estrema impotenza e immobilità, in tutto dipendente dalle nostre mani di sorelle, in un cammino sempre più profondo di espropriazione. Questo il miracolo di abbandono cui abbiamo assistito! Quando si andava da lei, negli ultimi giorni della sua vita terrena, ci si andava in punta di piedi, consapevoli di trovarsi davanti al Mistero. E così è stato anche all’alba del 18 maggio, quando il suo Signore e Sposo è venuto a prenderla con sé, lasciandole impresso sul volto, ormai consumato dalla malattia, il sorriso della pace, che ora gode in Cielo insieme a tutti i santi.

Benediciamo il Padre per averci donato sr. Paola, sorella nel cammino della fede e nella vocazione clariana.

 

Signore, sono nelle tue mani!

Grazie perché mi sento amata, custodita e protetta.

Grazie anche per i giorni che mi stai regalando.

Fa’ che risponda “Eccomi” alla tua ultima chiamata

(Sr. Paola, 31 luglio 2017)

Dal Monastero di Santa Chiara delle monache clarisse di Urbania.

 

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