Che il sovrannumero dei cinghiali sia un’emergenza non è una novità per le Marche dove i danni all’agricoltura sono all’ordine del giorno, il rischio di incidenti stradali sempre costante e non mancano da un paio di anni a questa parte nemmeno avvistamenti di ungulati nei centri abitati. Ora, il rischio aggiuntivo è rappresentato dalla peste suina africana che proprio attraverso i cinghiali trova il veicolo migliore per propagarsi e andare a contagiare anche i maiali negli allevamenti. Finora nelle Marche non sono stati registrati casi riconducibili. Tutte le morti sospette sono trattate dal Servizio Veterinario e Sicurezza Alimentare della Regione Marche che segue le misure di protezione comunitarie. Ieri tuttavia è stato accertato in Piemonte il primo caso in Italia mentre a livello europeo si erano già riscontrati focolai in Germania, in Polonia, in Slovacchia e nei Balcani. Il pericolo, denunciato a più riprese da Coldiretti anche a livello nazionale, è che la situazione – già fuori controllo – si aggravi ancor di più. Nei giorni scorsi la Lombardia, attraverso l’assessore regionale all’Agricoltura, ha chiesto un intervento drastico, ovvero quel “piano straordinario di abbattimenti” che nelle Marche la Coldiretti regionale aveva invocato lo scorso luglio durante il flash mob sotto Palazzo Raffaello.
“Nella gestione degli ungulati – è il commento di Alberto Frau, direttore di Coldiretti Marche – si è spesso cercato di sorvolare o di fare orecchie da mercante sul numero di capi effettivamente presenti nei territori marchigiani. I numeri sono almeno venti volte superiori a quanto dichiarato nei vari censimenti, completamente e macroscopicamente errati. Il problema va avanti da anni e va riconosciuto alla Regione un cambio di passo, un’accelerazione. Lo stesso protocollo d’intesa tra Istituzioni, associazioni agricole e venatorie è stato un grande passo avanti ma non c’è più tempo: urge una campagna straordinaria di abbattimenti perché la situazione è di una drammaticità senza precedenti. Siamo fiduciosi e confidiamo in provvedimenti immediati per affrontare in modo efficace il problema”. Già in sovrannumero, gli ungulati hanno approfittato dell’insensato e colpevole stop dei selecacciatori nel corso del lockdown e delle zona rosse per proliferare indisturbati. Ora, ai danni all’agricoltura e al rischio di sinistri stradali cui è sottoposta la popolazione si aggiunge il rischio di contagio per i circa 110mila maiali che vivono negli oltre 7.500 allevamenti marchigiani.
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