Alla grave carenza di medici di base, da inizio anno in diversi comuni dell’entroterra si è aggiunta un’altra pesante criticità. I medici di medicina generale in pensione, infatti, non possono più prescrivere prestazione sanitarie con ricettario del sistema sanitario nazionale, la cosiddetta ricetta rossa.
Così il servizio perde molta della sua efficacia, come spiegano i sindaci di San Lorenzo in Campo, Pergola e Frontone. Davide Dellonti, Simona Guidarelli e Daniele Tagnani a riguardo hanno inviato una lettera ai vertici della sanità regionale e ai parlamentari eletti nelle Marche. «E’ una situazione piuttosto inconcepibile e illogica quella che si è venuta a creare a dal primo gennaio sui nostri territori che da tempo soffrono per la carenza cronica di medici di medicina generale convenzionati, con i medici rimasti in servizio, laddove vi siano, al massimale di mutuati o peggio dovendo ricorrere a quelli con ambulatorio nei comuni limitrofi.
Tutto in una situazione di disagio viario e infrastrutturale ben nota, nonché in un contesto di popolazione sempre più fragile e anziana». Una soluzione temporanea, che la Regione Marche e l’allora Asur avevano messo in campo, era quella di reimmettere in servizio tramite contratti di collaborazione professionale, medici in pensione: «Hanno, o meglio avevano, l’importante compito di sgravare di incarichi i medici in convenzione cui i pazienti erano assegnati, con possibilità di effettuare visite nel loro ambulatorio e prescrivere con ricettario del sistema sanitario nazionale medicinali e prestazioni sanitarie.
Un servizio, sebbene non risolutivo, di estrema importanza in quanto forniva una importante valvola di sfogo, nell’attesa di una auspicata assegnazione in convenzione definitiva delle ‘zone carenti’». Dal primo gennaio il servizio, pur mantenendo i contratti di prestazione professionale esterna che la Regione e le Ast hanno stipulato con i medici in pensione, ha perso molta della sua efficacia: «Ciò in quanto impossibilitati a prescrivere prestazioni sanitarie con ricettario del sistema sanitario nazionale.
I pazienti che si rivolgono a questi medici, ad oggi, si vedono fornire o una ricetta ‘bianca’, quindi per prestazioni sanitarie e acquisto medicinali a prezzo pieno, oppure costretti a non utilizzare più la professionalità dei medico in pensione.
Unica soluzione per fruire delle prestazioni del sistema sanitario è andare dal proprio medico curante in convenzione, a farsi nuovamente prescrivere lo stesso medicinale o esame.
La situazione ha snaturato la funzionalità, in termini di efficacia ed efficienza nei confronti del cittadino, dei medici che sono stati reperiti fra quelli in pensione, a servizio dei territori, come quelli che amministriamo». Chiare la richieste: «A questi professionisti venga subito ridata la possibilità di emettere prescrizioni con il ricettario del sistema sanitario per poter continuare ad erogare un servizio di qualità, efficace ed efficiente. Visto che la problematica riveste già carattere nazionale, chiediamo ai parlamentari eletti sul nostro territorio, di porre la questione all’attenzione urgente delle due Camere».
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