E’ noto che il lascito culturale di Vitruvio, autore dell’unico testo di architettura e cultura antica a noi pervenuto, è stato alla base del Rinascimento italiano, ispirato proprio ai suoi principi di classicità, misura, armonia e bellezza.
Il suo De Architectura è stato il testo guida per grandi maestri del Rinascimento quali, fra gli altri, Leon Battista Alberti, Francesco di Giorgio Martini, Raffaello, Leonardo, il quale deve a Vitruvio il disegno più celebre al mondo (l’Uomo Vitruviano), tratto da un brano del De Architectura in cui Vitruvio descrive l’homo bene figuratus, l’uomo perfetto, canone di bellezza, modello per l’architettura, al centro del cerchio e del quadrato, del cielo e della terra, misura di tutte le cose.
Ed è proprio partendo da questo celebre passo di Vitruvio, e dalla sua altrettanto celebre raffigurazione di Leonardo, che Giuliano Vangi dialoga con quell’icona universale e concepisce un’opera unica e potente, un’opera di scultura certo, ma una scultura “pubblica”, urbana, che fa suo e cattura uno spazio della città di Fano, oggi anonimo, e lo trasforma in un’area sacra, un tempio civile, dedicato alla bellezza, alla perfezione, alla spiritualità, alla vita, alla comunità.
L’Uomo Vitruviano di Vangi, pur riprendendo le forme del disegno leonardiano, è una scultura del tutto originale, con un volto dallo sguardo potente e penetrante, quasi volesse incenerire chi guarda. Il cerchio e il quadrato, in cui la figura è inserita, ci ricordano che l’uomo è “modello del mondo”, del cosmo e del microcosmo, e Vangi gioca proprio con questi due elementi per disegnare lo spazio, in verticale e in orizzontale.
Il quadrato infatti raddoppia e diventa prima base che sostiene e innalza la grande scultura in acciaio dell’Uomo e poi, come in un gioco di specchi, si fa piazza che accoglie il monumento, dove il cerchio diventa seduta circolare, pronto ad abbracciare l’uomo di oggi che, varcata la soglia, si ritrova dentro l’idea stessa di perfezione e bellezza, immerso in vibrazioni armoniche di umanità e spiritualità, accresciute anche da altre sculture che Vangi colloca all’interno del cerchio: una replica della Pietà Rondanini di Michelangelo, quasi una sublimazione della materia, e una coppia di giovani, la cui bellezza e il cui sguardo parlano soltanto di speranza e futuro. Il tutto esaltato dalle calde cromie dei materiali utilizzati per la pavimentazione che disegna anche una via, una via sacra, che ti porta all’essenza.
Sulle facciate del quadrato di marmo bianco che sostiene la grande scultura dell’Uomo Vitruviano sono inoltre riprodotti, a tarsia, una pianta della Basilica di Vitruvio e alcuni passi del De Architectura che la raccontano.
Tutto questo per rendere esplicito il rapporto straordinario, unico al mondo, tra Vitruvio e la città di Fano. Secondo alcuni studiosi infatti Vitruvio sarebbe nato proprio a Fanum Fortunae di cui, secondo altri, e forse con maggiori certezze, fu anche civis illustre. Che ci sia nato o che ne sia stato cittadino è certamente importante, ma decisivo è il fatto che a Fano Vitruvio ha costruito, unico edificio da lui realizzato, la sua straordinaria e visionaria Basilica, descritta nei minimi particolari, studiatissima in tutto il mondo e modello per tanti architetti, dai maestri del primo Rinascimento ad Andrea Palladio fino a tutto il Novecento.
E questa straordinaria opera del maestro Giuliano Vangi ne diventa così il sigillo definitivo che brillerà a lungo, come stella del mattino, nella storia dell’arte.
Dino Zacchilli
Fano, gennaio 2023
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