ANCONA – “Non vogliamo essere corresponsabili di questo enorme inganno che la destra ha ordito ai danni della comunità marchigiana con il nuovo Piano Socio-Sanitario Regionale. Per tale motivo usciremo dall’aula e lasceremo che questa maggioranza, sempre più distante e isolata dai reali bisogni dei cittadini, resti sola anche al momento di votare questo atto irricevibile, sbagliato e inemendabile”.
E’ questa la decisione annunciata dal Partito Demcoratico e dal Movimento 5 Stelle al termine del dibattito in consiglio regionale sul Piano Socio-Sanitario Regionale 2023-2025. Posizione seguita anche dal gruppo Misto.
“Lo abbiamo più volte detto nel corso della discussione in commissione – affermano Pd e M5S – e lo ribadiamo oggi in Assemblea: questo Piano, che tale non è, non solo non ha coinvolto nella sua elaborazione gli enti locali, i sindacati, le associazioni e i comitati, tradendo così ogni criterio minimo di partecipazione democratica, ma non dà nessuna risposta alle questioni aperte della sanità marchigiana. Un atto di pura propaganda, che promette di tutto senza tenere conto dei vincoli imposti dalla legislazione nazionale, senza indicare con quale risorse e con quale personale verranno realizzati i progetti elencati al suo interno e senza neppure valutare l’enorme impatto che avranno i tagli lineari apportati dal governo Meloni alle risorse previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.
“Dopo la severa bocciatura del Crel e le pesanti critiche ricevute dai sindacati – conclude la nota – ci saremmo aspettati che dal presidente Acquaroli, dalla sua giunta e da tutti i gruppi di maggioranza ci fosse un ripensamento, o quanto meno un’intelligente autocritica, che li spingesse a sospendere il percorso di approvazione e l’avvio di una più approfondita valutazione delle tante criticità emerse. Invece la destra ha dato ancora una volta prova di arroganza, rifiutando non solo il
contributo costruttivo dei partiti di minoranza, ma anche quello della società civile. Una società civile ormai stanca e provata dalla fallimentare gestione della sanità da parte della giunta Acquaroli, che in tre anni ha portato a una drastica diminuzione dei servizi, al taglio delle risorse, all’aumento della mobilità passiva e a un allungamento delle liste d’attesa che obbliga sempre più persone a curarsi nelle strutture private”
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