Il Garante dei diritti dei detenuti delle Marche Italo Tanoni ha inviato una lettera al Ministro della Giustizia Andrea Orlando nella quale auspica il mantenimento della Casa mandamentale di Macerata Feltria (PU).
“Macerata Feltria, assieme al carcere di Barcaglione – scrive l’Ombdusman regionale – rappresenta il fiore all’occhiello di una politica penitenziaria avanzata e innovativa, con ristretti a fine pena impegnati in lavori agricoli, articoli 21 e addirittura detenuti lavoranti nel settore vitivinicolo con contratti a tempo indeterminato”. Nell’istituto a vigilanza attenuata, contro la cui chiusura sono state presentate anche due mozioni a firma del Presidente del Consiglio regionale Vittoriano Solazzi e del consigliere regionale dei verdi Adriano Cardogna, da alcuni anni sono state avviate attività agricole nei settori della florovivaistica in serra, apicoltura, coltivazione e produzione di zafferano.
“La prospettiva della chiusura – aggiunge Tanoni – cade inoltre in un momento in cui la stessa municipalità della zona feltresca si è dichiarata disposta a concedere ulteriori ettari di terra al penitenziario”. In riferimento agli impegni assunti con l’Europa per migliorare il sistema penitenziario, il Garante chiede “non la fine di questa esperienza pilota, ma il suo potenziamento”. Nella lettera vengono inoltre sottoposte all’attenzione del Guardasigilli alcune criticità del sistema penitenziario marchigiano. In particolare il Garante manifesta la sua preoccupazione per gli effetti della spending review che “non debbono misconoscere l’importanza funzionale del mantenimento sul territorio di alcuni Provveditorati regionali dell’Amministrazione penitenziaria come quello delle Marche”.
“Il paventato accorpamento previsto con l’Abruzzo e il Molise, o addirittura con la Puglia – conclude Tanoni – di fatto verrebbe a cancellare lo sforzo che in questi ultimi anni è stato fatto dalla Giunta e dal Consiglio regionale per il miglioramento della qualità della vita dei ristretti”. Tra le scelte che “declinano un lento logoramento del nostro sistema carcerario regionale”, il Garante ricorda “la mancata costruzione del carcere di Camerino e la direzione in reggenza di importanti istituti di pena (tre su sette) che richiederebbero al contrario una dirigenza sempre presente”.
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