Per Francesco Rivelli “Serve un’azione congiunta di sindaci, Unioni Montane verso Stato e Regione contro l’abbandono del territorio
FERMIGNANO – Spopolamento, smantellamento dei servizi, isolamento infrastrutturale. L’Alta Valle del Metauro e della Massa Trabaria assiste ormai da anni ad un progressivo ma inesorabile declino.
I territori che insistono in questa zona, ed in particolare quelli comprendenti i Comuni di Mercatello; Borgo Pace; Urbania; Piobbico; Sant’Angelo in Vado; Peglio e Fermignano, assistono impotenti ad un sistematico processo di “delocalizzazione” di servizi e strutture. Lo afferma il presidente territoriale della CNA, Francesco Rivelli.
“Non c’è settore, dal pubblico al privato, che non risenta di questo fenomeno che induce molti, soprattutto i giovani, ad abbandonare l’entroterra. La progressiva ma sistematica chiusura di molti dei servizi pubblici (dagli uffici postali ai presidi sanitari; dagli sportelli bancari a quelli comunali), stanno producendo un pericoloso fenomeno di abbandono del territorio”.
“La pandemia – prosegue Rivelli – non ha fatto altro che accentuare questo fenomeno rendendo ancor più evidente la distanza di questa vallata dalla costa. Non sono tanto i chilometri che separano questi Comuni dalle più importanti vie di comunicazione che rendono difficile la vita a chiunque voglia fare impresa e vivere in questi territori quanto lo smantellamento dei servizi, la distanza sempre più evidente con le istituzioni; soprattutto con lo Sato e la Regione. Poca densità di abitanti non deve tradursi necessariamente in meno servizi e investimenti. E’ un problema politico certo, ma soprattutto culturale. Preservare l’identità e il valore di un territorio significa semmai presidiarlo, renderlo più competitivo e attraente.
Se da una parte si decantano borghi e centri storici del nostro entroterra come cartolina per attrarre il turismo, dall’altra non si possono togliere sistematicamente servizi e risorse considerandoli come un mero costo. Parlare di queste zone solo in occasione delle fiere del tartufo o delle sagre enogastronomiche significa non avere nessun rispetto per un territorio che storicamente ha sempre portato valore aggiunto e ricchezza a tutta la provincia. Nel campo della manifattura come in quello della produzione; dal tessile alla meccanica; dal mobile alla ceramica; dall’agricoltura all’artigianato. Una realtà economica lasciata spesso al proprio destino e mai aiutata dal punto di vista infrastrutturale. Agli storici e ormai cronici problemi legati alla viabilità stradale, si aggiungono quelli legati ai collegamenti digitali e alle comunicazioni.
Come fa un territorio che già vive un isolamento di tipo orografico a competere sui mercati internazionali se ancora in alcune zone non solo non esiste ancora la fibra ottica ma dove è ancora difficile parlare attraverso la telefonia cellulare. Di quale transizione digitale parliamo? Che cosa debbono dire i nostri imprenditori che oggi con tenacia e attaccamento alla propria terra continuano a resistere e a fare impresa in queste zone? In mezzo a difficoltà di collegamento, allo smantellamento dei servizi, alla difficoltà ad approvvigionarsi di materie prime con l’aumento del costo dei trasporti e dell’energia, i nostri imprenditori sono i veri eroi di oggi.
Per questo come CNA non ci limitiamo a rappresentarli ma chiediamo formalmente l’attenzione delle istituzioni centrali e regionali per tornare a credere ed investire in queste zone.
“Alla politica – conclude Rivelli – che si ricorda di queste zone solo in occasione dei tagli di nastri alle manifestazioni enogastronomiche, chiediamo un impegno serio ed investimenti che fermino questo lento abbandono dei territori. Anche ai sindaci e alle Unioni montante dell’Alta Valle del Metauro chiediamo uno sforzo congiunto per far contare di più questa terra nobile ma umile, culla di storia, lavoro e dignità”.
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